Ti aspetto

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So che sarà difficile ma se sarà, sarà bellissimo.

Università

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Ddl Gelmini

Mercoledì 28 ottobre il consiglio dei ministri ha approvato il disegno di legge Gelmini per la riforma del sistema universitario. Il disegno di legge è diviso in tre titoli che riguardano la riorganizzazione dell'intero sistema universitario, il DIRITTO allo studio e il reclutamento del personale accademico.

Nell'organizzazione attuale, Rettore, Senato Accademico e Consiglio di Amministrazione concorrono alla gestione dell'Ateneo, nella misura in cui le decisioni di uno vincolano quelle degli altri. Il ddl introduce, invece, una netta distinzione tra le competenze del Senato quelle del Consiglio, rispettivamente didattica e gestione finanziaria. Il Senato approverà i regolamenti, previo PARERE VINCOLANTE del Consiglio di amministrazione.
Attualmente in consiglio di amministrazione è formato da tutte le componenti dell'università e una rappresentanza del governo, secondo il ddl dovrà essere COSTITUITO AL PIU DA 11 MEMBRI, DEI QUALI ALMENO IL 40% ESTERNI ALL'UNIVERSITA. Da immaginarsi al massimo uno studente come rappresentante nel consiglio e la rappresentanza di alcune componenti sarà altamente ridotta se non azzerata del tutto.
L'ingresso dei membri esterni lega l'attività del consiglio a logiche aziendali. I privati, gli enti e i soggetti esterni potranno incidere sulle politiche economiche dell'ateneo e quindi sullo SVILUPPO DI RICERCA E DIDATTICA.
Immagino che i percorsi formativi e di ricerca che non producono nulla di “vendibile” o comunque spendibile nel mercato verranno ridotti o addirittura chiusi.

ATENEO DI FIRENZE

ACCESSO ALLA TRIENNALE: test di ingresso obbligatori ma non vincolanti (per la maggior parte dei casi) dal costo di 30 euro giustificati per: oneri amministrativi. Per alcune facoltà (economia, ingegneria) il test è vincolante (OFA).
ACCESSO ALLA MAGISTRALE: voto minimo di laurea triennale e/o superamento di un colloqui, giustificati da presidi e docenti con la necessità di selezionare gli studenti e permettere l'accesso ai soli meritevoli: come possono gli stessi docenti che hanno valutato uno studente idoneo al conseguimento della laurea triennale, mettere in dubbio la sua preparazione, ostruendogli l'accesso alla magistrale?
NUMERO CHIUSO: in aumento i numeri programmati.
ISCRIZIONE DI RISERVA: nei decreti attuativi della 270 non è prevista e il nostro ateneo non l'ha voluta introdurre. Lo studente, una volta conseguita la laurea triennale, perde lo status giuridico di studente, e non può pertanto fruire di servizi: perde la borsa di studio, l'alloggio, la mensa, il permesso di soggiorno se straniero...
LA SITUAZIONE SI NORMALIZZA SOLO AL MOMENTO DELL'IMMATRICOLAZIONE ALLA LAUREA MAGISTRALE, IL CUI TERMINE ULTIMO è PERò FISSATO AL 31 DICEMBRE. SE CI SI LAUREA DOPO IL 31 DICEMBRE SI DEVE ATTENDERE FINO AL SUCCESSIVO SETTEMBRE PER L'IMMATRICOLAZIONE.
CORSI SINGOLI: attività formative per cui si paga in base ai CFU del corso. 180 euro di iscrizione +11 euro per ogni credito.

Campagna di raccolta firme di studenti di sinistra contro il taglio delle iniziative studentesche. www.studentidisinistra.org

white christmas

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Sono sconvolto. Prendo in prestito una frase della Litizzetto: "pensate se Giuseppe e Maria fossero passati da Coccaglio. Chissà dove li avrebbero cacciati".
Sentite cos'ha detto una cittadina del paese: "I miei figli hanno solo amici extracomunitari. Uno ha 14 anni, l'altro 12. Vanno in giro sempre con due romeni e due africani. A Coccaglio sono tantissimi. Io però non voglio che escano con questi. È razzismo questo?". La risposta sembra ovvia ma evidentemente non lo è per tutti.
Ho paura dell'ignoranza e dell'indifferenza. Chi verifica e si fa domande non può essere d'accordo con chi dice che gli extracomunitari sono a partito preso un problema. Facciamoci una domanda: i politici traggono vantaggio nel trovare un capro espiatorio a un problema del popolo? si, perchè sono loro che lo devono risolvere e quindi cercano di centrare l'attenzione su un'etnia, una religione, un qualcosa di facilmente individuabile e "diverso" dalla maggioranza della popolazione che poi dovrà scegliere chi far andare in parlamento, in giunta comunale o in un qualsivoglia organo ad elezione diretta.

TU (mai stato così felice di arrivare tardi a lezione)

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Tu, semplicemente.
È bastato poco per farmi cedere.
Luce. Prezioso sguardo,
occhio discreto.
Tu, anima complessa.
Una tavola che balla,
il tuo sorriso. Un caffè,
quattro passi.
Tu, ricciola confusa.
Una panchina,
profondi discorsi.

La maternità e il lavoro

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«Neppure un giorno a casa», promette sorridendo il ministro Mariastella Gelmini, annunciando la sua prossima maternità. È la tendenza fra le nuove madri professioniste o dirigenti, superimpegnate in un lavoro che le appassiona, e in grado di pagare le migliori tate: «Neppure un giorno a casa». Libere di fare come preferiscono. Tuttavia, però, vorremmo solo dire a queste donne, in amicizia, una cosa: vi perdete, in quest’ansia di tornare a “produrre”, qualcosa di molto grande. Vi perdete le vostre ore più belle. È un privilegio ormai, in questi tempi di precariato, potersi concedere di fermarsi per un figlio. È quasi un lusso. Ma a mia figlia, quando sarà grande, direi: prenditi tutto il tempo che puoi, consuma questi giorni in pace. Guardati, abbracciati il tuo bambino. Queste ore non torneranno.
Prenditi il tempo di stringertelo addosso: guarda come istintivamente ti si rannicchia fra le braccia, cercando ancora l’eco del battito del tuo cuore. Guardalo, e lasciati riempire di stupore: nove mesi fa non c’era, e ora è un uomo. Non è sbalorditivo? Germinato da un seme invisibile. Perfetto, e sì che tu di lui non avresti saputo fare neanche un capello. Trattieni il fiato: quel tuo figlio fra le braccia, è un mistero.
Annusalo: sa di latte, di cucciolo. Ma già fra pochi giorni il suo sguardo si illuminerà incontrando i tuoi occhi. Non lasciarti rubare quello sguardo da nessuno. Niente vale quel suo primo riconoscerti, quel tacito dirti: eri tu, quel buio morbido che mi abbracciava.
Guardalo. Guardagli le mani, così incredibilmente piccole; e senti come afferra e stringe forte il tuo dito, come ci si avvinghia. Impara come lo calma la tua voce, e come la ninna nanna che ti cantava tua madre, trent’anni dopo, naturalmente ti torna alla memoria.
Guardalo ancora. A chi somiglia? Ritrovargli negli occhi lo stesso cipiglio di tuo padre, o nei capelli il rosso fulvo di un nonno che neanche hai conosciuto. I geni che arcanamente si declinano, memori, nel tuo bambino. E lui, lui che – è straordinario – è te, e insieme l’uomo che ami.
Piange. Ha fame a tutte le ore. Ti avranno detto: un figlio, che fatica. Ti avranno detto delle notti in bianco. Vero, ma non si parla mai del resto: di cos’è, di quanto è grande stringersi addosso questo piccolo straniero. Se la fa addosso, urla, ha bisogno di tutto. Ma te ne innamorerai pazzamente. Non perdere i primi giorni di un grande amore.
Succhia, avido, e poi crolla addormentato. Tientelo stretto ancora un momento. Fermati a scoprire con meraviglia che ogni uomo al mondo è stato, un giorno, come tuo figlio stanotte: un bambino inerme fra le braccia di una donna. Ognuno, pensa: tutti i guerrieri e tutti i soldati, e gli assassini e gli eroi, tutti i morti di tutte le guerre del mondo sono stati, un giorno, uguali a tuo figlio stanotte: come lui innocenti, come lui abbandonati. Se lo capisci, non guardi più agli altri come prima. Sei quasi sottilmente cambiata. È un’altra donna, quella che incroci allo specchio con quel neonato fra le braccia. Come avendo per un istante sperimentato cos’è, la misericordia; che vuol dire, in ebraico, “amare con viscere materne”.
Gusta gli attimi, non avere fretta, contempla ciò che ti è accaduto. Hai avuto un dono. Esserne felice è già il principio di una gratitudine. (E chi è grato, è lieto).
Questo dirò a mia figlia, quando sarà grande. Le dirò che il lavoro è una cosa bellissima, è una cosa importante. Ma non lo è tanto da rinunciare ai primi mesi con tuo figlio. Sono tuoi, ti appartengono. Sono un privilegio – sì, privilegio, anche se oggi non si usa dirlo – delle donne: la straordinaria gioia di mettere al mondo, dalla propria carne, noi capaci di nulla, un uomo.
Signora ministro, auguri. Se lo goda almeno un po’, il suo bambino. Tutto, di fronte a lui, può attendere. Non si perda l’inizio di un grande amore.
Marina Corradi